Credo che ogni istante, nella nostra vita personale e professionale, insegni molto perché è il nostro bagaglio, è il nostro vissuto e la nostra esperienza. 

Il momento storico che stiamo vivendo, credo stia facendo proprio questo, coinvolgendo la sfera professionale, sociale e quella più personale. Molti hanno perso i propri cari in maniera subdola, senza possibilità di vicinanza e di saluto, altri hanno perso o rischiano di perdere il proprio lavoro, tutti stiamo vivendo nell’incertezza e nella preoccupazione per il futuro.
Spesso ascoltiamo e leggiamo messaggi in cui traspare che tutto è cambiato, tutto cambierà, che nulla è prevedibile e che ci aspetteranno momenti bui, in cui la serenità e la speranza si allontaneranno da noi.

Certo, è vero, così come accade ogni volta che nella vita ci succede qualcosa di imprevedibile e negativo, perché purtroppo non si vive nel mondo incantato in cui tutto fila liscio, dove ci sono solo gioie ed emozioni positive… No, il mondo e la vita sono realmente altro, hanno aspetti negativi e hanno molti aspetti positivi. La differenza la fa il singolo in come decide di affrontare quello che accade, come sceglie di reagire e di adattarsi.

Nella professione come nella vita.

Nessuno poteva prevedere il Covid-19 e quanto stia portando con sè, tuttavia, credo che per le aziende, gli imprenditori, i professionisti in genere, sia fondamentale mantenere una visione oggettiva e intervenire al meglio nelle possibilità che si presentano, con la triplice consapevolezza: cosa ho fatto ieri, come voglio orientare il mio domani, ma, soprattutto, cosa faccio oggi affinché il mio domani abbia più possibilità di riuscita.

E’ qui che interviene la reazione, che coinvolge principalmente il singolo, quanto è in grado di adattarsi alle situazioni, cosa si modifica della propria visione e quale piano di azione si pensa al fine di prepararsi ad ottenere il meglio, senza fermarsi e senza adagiarsi.

In queste settimane, me lo hanno dimostrato alcuni straordinari professionisti con i quali ho il privilegio di lavorare che nonostante i primi momenti di “smarrimento” e preoccupazione generale, si sono messi in gioco, hanno rivisto il proprio approccio all’attività, alla modalità di poterla svolgere al meglio, garantendo un contatto costante con i colleghi e con i beneficiari della loro attività.
Studiano, scrivono, sperimentano e si preparano, valutando tutte le alternative possibili attuali e future, per esserci, pronti, seri e competenti. Questo permetterà di fare la differenza, oggi e domani.

Per quanto riguarda la mia singola esperienza, questo momento, ha dimostrato quanto siano fondamentali la preparazione e la volontà, quanto siano indubbiamente importanti i cosiddetti “numeri”, ma quanto a crearli siano le persone.
Quest’ultime con le loro incertezze, insicurezze, problematiche, il bisogno di essere incoraggiate e rassicurate.

Le imprese si possono fermare qualche settimana, i mercati si possono congelare e le economie possono andare in recessione, ma ripartiranno, tutto riprenderà con tempistiche, modalità, obiettivi, interessi e risorse differenti, mentre le persone, se si mantengono attive, si mettono in gioco e, nonostante questo, vengono ferite, non valorizzate o ascoltate, le avremmo perse per sempre nella loro più nobile espressione.
Viviamo ora un periodo di “distanziamento sociale”, in molti se ne lamentano e reclamano la libertà di contatto anche nelle aziende, ma eravamo vicini prima? Quante volte abbiamo chiesto al nostro collaboratore, responsabile, collega, vicino di casa o altro, come sta veramente e, soprattutto, quante volte abbiamo ascoltato realmente la risposta, dando valore a quel momento?

Mai come adesso si predilige la videochiamata ad altre modalità di comunicazione, si entra nelle case e nelle vite degli altri, talvolta, si conoscono i componenti e le abitudini familiari, si può vedere come sono le persone nel loro ambiente; ma ci stiamo veramente arricchendo nel profondo? Quando tutto questo sarà finito o ne avremo fatto l’abitudine, avremo imparato realmente il valore della relazione umana, del dialogo presente ed ascoltato, dell’attenzione che oggi chiediamo? 

Saremo in grado di offrirlo e portarlo quotidianamente nelle nostre vite e nelle nostre aziende?
Spesso un evento fa focalizzare solo su quell’aspetto. Colti dall’incertezza ci si concentra sulle attività, sul numero di pezzi, sulle produzioni, tralasciando tutto il resto… Si gestisce il momento, privandolo di una proiezione futura che, per quanto imprevedibile, ci sarà. Tutti dovremmo acquisire questa capacità e ognuno dovrebbe offrire il proprio contributo, senza essere solo spettatore e, soprattutto, senza lamentarsi bensì adoperandosi.

Anche per questo, secondo me, le persone dovrebbero essere al centro, perché senza le persone, la loro passione, motivazione, conoscenza, competenza, dedizione, fiducia e stima, i “numeri” non si fanno a lungo.Allo stesso modo ognuno deve concentrarsi e impegnarsi per esprimersi al meglio delle proprie potenzialità ed offrire il proprio importante contributo, come il colibrì durante l’incendio nella foresta dell’antica favola africana.

Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì volava in senso contrario con una goccia d’acqua nel becco. “Cosa credi di fare?” gli chiese il leone. “Vado a spegnere l’incendio!” rispose il piccolo volatile. “Con una goccia d’acqua?”disse il leone con un sogghigno di irrisione. E il colibrì, proseguendo il volo, rispose: “io faccio la mia parte!”

Ora mi chiedo: riusciremo a valorizzare questa esperienza e sviluppare delle aziende e una società che, creando valore, possa essere attenta alle persone oppure resterà una romantica utopia?

Mi auguro che quanto stiamo vivendo insegni e ci riporti in una dimensione più nobile ed elevata in cui ognuno sia consapevole del proprio valore e dell’importanza delle proprie azioni. Saremo sempre noi artefici e protagonisti.