Tutto ciò che accade nel nostro percorso di vita personale e professionale ci insegna qualcosa, resta “salvato” nel nostro grande database delle esperienze e dovrebbe, in qualche modo, farci crescere e migliorare.

Ora stiamo vivendo un’esperienza nuova, grande, complicata e collettiva che per alcuni aspetti sembra riportarci al passato, ma, in realtà, ci permette di proiettarci al futuro superando tutti quei limiti che questa “prova” sta evidenziando.
Come in ogni crisi, ci si può lamentare ed incolpare gli eventi, oppure si può scegliere di farne tesoro e prepararsi alla ripartenza, al futuro. Questa emergenza porta con sé sicuramente un’importante rilevanza umana ed emotiva, ma anche una di tipo organizzativo/professionale.

Ci sta insegnando che i dipendenti o collaboratori sono, per prima cosa, persone che vanno ascoltate, rasserenare, gestite, preparate all’emergenza, ai ritmi differenti, alle condizioni mutevoli, allo sconvolgimento delle abitudini del quotidiano. Le persone e le aziende hanno la necessità di essere flessibili, di prepararsi ai cambiamenti che si impongono senza preavviso e che obbligano ad adattarsi velocemente alle nuove condizioni, che costringono alle riconversioni produttive, di business, di visione in generale.

Ci sta insegnando l’importanza della comunicazione veloce, chiara, diretta e priva di interpretazioni o fraintendimenti, l’importanza della gestione e della rapidità del sistema informativo all’interno delle aziende.
Ha ridisegnato in un brevissimo periodo la gestione e gli spazi fisici del lavoro…Nella stragrande maggioranza di PMI, siamo passati dal rifiuto dello smartworking, a doverlo considerare l’unico strumento possibile per continuare le attività in alternativa alla chiusura.

Certamente questa situazione porterà con sé delle importanti ripercussioni economico- finanziarie, tuttavia avrà anche un impatto rilevante sulle organizzazioni, sarà il catalizzatore per l’introduzione di nuove tecnologie e la spinta verso la trasformazione digitale.

Le aziende e il top management non avranno la possibilità di concentrarsi solo sugli aspetti economici, patrimoniali, finanziari e sui nuovi mercati da aggredire, ma dovranno necessariamente concentrarsi sul cliente come persona, sull’organizzazione, sul ricambio generazionale, sulla riqualificazione, sulla creazione di “backup” a copertura della medesima mansione. Dovranno pertanto, formare loro stessi e i loro collaboratori per prepararsi al meglio alle nuove condizioni  poter competere, vincendo, nel mercato della rinascita.

Le imprese per attrarre, trattenere e motivare i lavoratori dovranno puntare sulla loro employee value proposition e sulle tematiche legate all’ambiente, al sociale e alla governance. Economia empatica saranno due parole che entreranno stabilmente nel lessico delle organizzazioni.

Le aziende quindi dovranno pensare a R.A.E.:

Reinventarsi: trovare nuovi modelli di business, nuovi approcci con i clienti, un nuovo modo di relazionarsi.

All’Anima: trovare una vera mission, profonda, reale e perseguita. I clienti, dopo questa pandemia, saranno molto più attenti alla sensibilità delle aziende e all‘attenzione che queste ripongono  alla salute e al benessere dei propri lavoratori e ai clienti stessi. L’etica, che è la bellezza di dentro, sarà ancora di più aspetto cardine per la scelta se affidarsi o meno ad un’organizzazione o ad un brand. Inoltre, se si vorrà riprendere il mercato perduto, le aziende avranno bisogno di personale sempre più motivato e di alto profilo.

Evolvere: evolvere nell’organizzazione, nel renderla maggiormente liquida, pronta al cambiamento, flessibile. Quest’anno c’è stato il covid-19 a dare uno scossone molto forte, l’anno prossimo quale sarà il “covid-20”? (cosa succederà che ci metterà in difficolta? Una crisi economica? Una perdita di un cliente?) difficile prevederlo, più facile è creare un’organizzazione snella, con persone pronte a cambiare strada per raggiungere l’obiettivo, un’azienda etica, dedicata o orientata al bene dell’individuo.

Simone